LE FRANE IN CASA
La difesa del suolo come priorità tra fragilità del territorio, emergenze, incuria, superficialità ed ignoranza.
ROMA 16 GIUGNO 2010
Un forum per sensibilizzare gli enti preposti al governo del territorio sull’argomento ed avviare un cambiamento nella cultura di approccio al problema.
PRESENTAZIONI
Alessandro Guerrichio
Antonello Fiore, Francesco Guadagno 1 – 2
Domenico Calcaterra, Giuseppina Nocera 1 – 2 – 3 – 4
Gianluigi Giannella, Tiziana Guida
ASCOLTA GLI INTERVENTI
E’ possibile riascoltare tutti gli interventi del Forum nazionale degli Ordini Regionali e del Consiglio Nazionale dei Geologi, resi disponibili sul sito di Radio Radicale, cliccando su “play”
Oppure scegliere l’intervento da ascoltare
Il Presidente Giorgio Napolitano, non potendo prendere parte ai lavori del Forum sul dissesto idrogeologico del 16 giugno scorso, ha comunque inviato un telegramma di apprezzamento per l’niziativa in cui esprime la sua sensibilità al problema e invita le istituzioni e la comunità scientifica a promuovere una cultura della previsione e prevenzione dei fenomeni, affiancata ad un presidio territoriale per il quale richiama la competenza dei geologi.
Introduzione
Nel nostro Paese il rischio di frane e alluvioni è particolarmente rilevante e risulta avere un elevatissimo impatto sociale ed economico. Sempre più spesso è l’uomo artefice o concausa dei fenomeni di dissesto, ma ne è anche la principale vittima, e quindi si impone con urgenza di avviare, a tutti i livelli, adeguate azioni di previsione, prevenzione e mitigazione del rischio. Per avere un’idea dei costi economici e sociali connessi con il verificarsi di frane ed alluvioni, basta ricordare il numero di vittime dei disastri di Sarno e Soverato (160) o considerare che nel periodo tra il 1980 ed il 2000 le alluvioni e le frane hanno coinvolto, in modo a volte drammatico, oltre 70.000 persone, senza comprendere quelle coinvolte nell’alluvione dell’ottobre-novembre 2000 del Po (più di 40.000 persone evacuate durante l’emergenza). Dal punto di vista economico i soli danni strutturali dovuti alla stessa alluvione del Bacino del Po sono stati stimati in oltre 5.6 miliardi di euro, mentre le risorse stanziate per gli interventi in soli 13 Comuni colpiti dalla tragedia di Sarno, ammontano a 550 milioni di euro. In Calabria sono stati stimati per oltre un miliardo di euro i danni da dissesto idrogeologico negli ultimi due anni e circa 300 nuove frane si sono attivate nel corso dell’ultimo inverno. Oggi l’estensione delle aree a più elevata criticità idrogeologica del territorio italiano risulta pari al 9.8% del territorio nazionale, dei quali il 6.8% coinvolge direttamente zone con beni esposti (centri urbani, infrastrutture, aree produttive, ecc..), strettamente connessi con lo sviluppo economico del Paese. Più dell’80% dei comuni presenta almeno un’area a rischio elevato di frana o di alluvione (Fonte: Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare). Aspetto fondamentale è quindi la conoscenza delle cause e dei meccanismi dei dissesti idrogeologici, non solo allo scopo di prevederli (quando è possibile) e prevenirli, ma anche per poter intervenire in modo adeguato quando essi si sono già manifestati. La politica negli ultimi anni si è espressa più volte definendo la difesa del suolo “l’infrastruttura pubblica prioritaria per lo sviluppo del paese”, ma a questa considerazione non è seguito un adeguato sistema di prevenzione, dal momento che ogni anno i fondi destinati alle opere di messa in sicurezza del territorio subiscono decisi tagli. E questo malgrado ormai almeno una volta all’anno si è costretti a far ricorso ai fondi della protezione civile per qualche emergenza causata da un dissesto idrogeologico. Fondi che, utilizzati invece per la prevenzione, avrebbero consentito di mettere in sicurezza aree molto più estese, con un miglior rapporto costi/benefici e, magari, evitando la perdita di vite umane.