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Il commento del presidente Troncarelli al Comunicato del CSLLPP

Cari colleghe e colleghi,

il comunicato della Presidenza del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, comparso il 6 marzo 2014 sul sito istituzionale e che il nostro Ordine ha immediatamente pubblicato su questo sito, mi offre lo spunto per una breve riflessione.

Ritengo che il comunicato costituisca una doverosa presa d'atto da parte del Servizio Tecnico Centrale (STC) del CSLLPP, seppur tardiva, ma comunque responsabile e ben accetta, dell'inusuale e forzata disciplina che avrebbe dovuto normare le autorizzazioni ministeriali in materia di indagini e prove in sito.

E non me ne vogliano i geologi titolari di imprese (ex) certificate per indagini e prove in sito del Lazio, a molti dei quali mi legano ottimi rapporti personali e professionali, perché si sarebbero dovuti sentire offesi, anziché orgogliosi, di dover sottoporre la propria struttura ad una verifica (a pagamento!) da parte di funzionari ministeriali, con scarse competenze specifiche in merito alle condizioni tecniche in cui le proprie aziende operavano. Ma tanto è.

Premettendo che il documento non presenta la firma di alcun dirigente del STC del CSSLLPP, né tanto meno una data o un protocollo di uscita, lo stesso precisa tra le altre cose che "l'attuale articolato quadro legislativo, in particolare dopo la recente modifica all'art. 59 del DPR 380/2001 introdotta dalla legge n.134/2012, induce a ritenere che la strada dell'autorizzazione non sia al momento pienamente percorribile e che pertanto [....] le autorizzazioni per le indagini e prove in sito, [....], non siano più da considerare cogenti".

E da un attenta lettura della nota non sarà sfuggito a tutti voi il fatto che la stessa sia stata emanata a seguito del comunicato già pubblicato sul sito del CSLLPP, inerente la disciplina delle autorizzazioni per il settore delle indagini e prove in sito ex Circolare n. 7619/2010.

A tal proposito vorrei ricordare che la suddetta Circolare è stata annullata dal TAR Lazio con propria sentenza n. 3761/2012, a seguito del ricorso presentato dal CNG su un'iniziativa avviata dall'Ordine dei Geologi del Lazio unitamente a quello della Campania, alla quale si è poi accodata la maggioranza degli altri Ordini.

A questo punto, senza voler peccare di modestia, vorrei ricordare, oltre al ricorso suddetto (che alla luce di quanto succedutosi ha rappresentato probabilmente l'imprimatur a tutta la vicenda delle certificazioni ministeriali) l'impegno profuso dall'Ordine dei Geologi del Lazio nel cercare di tutelare i diritti e le competenze esclusive dei Geologi italiani, stabilite da norme primarie. Tra le numerose iniziative che abbiamo sostenuto a tal fine mi preme ricordare quella portata avanti grazie alla sensibilità mostrata dall'ex onorevole Elisabetta Zamparutti, deputato durante la XVI^ legislatura, che ha consentito di stralciare dalla Legge di conversione n. 134/2012, cui fa cenno il comunicato ministeriale, l'integrazione del regime autorizzatorio, proposta nel D.L. n. 83/2012, per quanto concerne "le indagini geotecniche in sito, compresi il prelievo dei campioni e le prove in sito".

Il passaggio finale del comunicato "auspicando che l'attività di indagini e prove in sito mantenga comunque standard qualitativi adeguati, si raccomanda ai laboratori autorizzati per le prove sulle terre e sulle rocce di prestare la massima attenzione alla qualità dei campioni che pervengono in laboratorio, rifiutando quelli eventualmente non idonei per le prove richieste" a mio parere rappresenta una messa in dubbio della professionalità e della correttezza deontologica dei Professionisti (geologi ed ingegneri), insinuando dubbi sull'attendibilità e trasparenza del nostro operato.

Tuttavia, il passaggio suddetto mi fornisce lo spunto per ricordare che ora, ancora di più ed a maggior ragione, per imporre una volta per tutte l'importanza del nostro ruolo e la professionalità del nostro operato, occorre mettere in campo tutta la sapienza, la qualità, l'esperienza, sia come geologi professionisti che come titolari o direttori tecnici di imprese di indagini e prove in situ, per offrire un servizio all'altezza della situazione.

La qualità delle indagini geognostiche nonché il prelievo dei campioni, le analisi di laboratorio, dall'estrazione del campione alla prova specifica, l'efficienza dei macchinari di prova, le prove in situ, dovranno prima di tutto superare il vaglio rigoroso della Direzione Lavori che, ove affidata ad un Geologo, non potrà derogare da tali assunti basilari di qualità.

A questa ricerca di qualità tutti saremo chiamati a dare il nostro apporto, da una parte operando con il massimo scrupolo tecnico e deontologico, dall'altra segnalando all'Ordine comportamenti che dovessero essere in contrasto con tali obiettivi. In tal caso il sottoscritto, sulla scorta del mandato conferitogli dagli iscritti e dal Consiglio, si attiverà utilizzando tutti gli strumenti in proprio possesso e legittimamente riconosciutigli istituzionalmente, per contrastare comportamenti illeciti o deontologicamente riprovevoli, tra i quali giova ricordare anche il proporre offerte offensive del decoro professionale, come richiamato dall'art. 2233 del Codice Civile, da parte di "colleghi" pressapochisti ed avventati, i quali purtroppo continuano a produrre consulenze che mettono in grave imbarazzo i colleghi delle pubbliche amministrazioni chiamati a giudicarli, anche in un contesto interprofessionale.

Tornando al comunicato e per concludere, consapevole che la strada da percorrere sia ancora lunga e tortuosa e che lo stesso si presti a diverse chiavi di lettura, le quali potrebbero nascondere nuove insidie per la categoria dei Geologi italiani, mi sento di poter dire, con le dovute cautele, che il lieto fine (per ora) della "querelle indagini certificate" rappresenti una vittoria per la Professione, e ci consente di guardare al futuro prossimo con un moderato ottimismo, almeno per il momento.